venerdì 13 dicembre 2013

Ricerca: è finito tempo annunci, ora servono i fatti



Serve cabina di regia per governare investimenti.



L'Italia investe in ricerca un terzo della Finlandia (1,25% del Pil contro il 3,8%) e le imprese italiane, quando finanziano la ricerca universitaria, lo fanno con l'equivalente di 14.400 dollari a ricercatore, contro i 97.900 della Corea del Sud e i 72.800 dei Paesi Bassi. Sono alcuni dei dati presentati al convegno 'La ricerca in Italia', organizzato dall'università Bocconi di Milano, Novartis e Gruppo 2003, presso lo stesso ateneo.

   L'Italia inoltre si distingue per il numero di ricercatori che si aggiudicano i finanziamenti Erc (European reasearch council, i più prestigiosi e ricchi finanziamenti europei), che però li utilizzano presso istituzioni straniere. ''Il sistema di ricerca italiano ha bisogno di un urgente intervento di rianimazione  - rileva Maria Grazia Roncarolo, presidente del Gruppo 2003 - E' finito il tempo degli annunci: occorrono fatti concreti. Nessuna progettualità per la ricerca e nessun piano strategico, per quanto ben strutturato, potrà essere realmente incisivo se non sarà accompagnato da una vera rivoluzione nei meccanismi di governance e dalla disponibilità dei finanziamenti indispensabili per realizzarla''. Secondo Roncarolo ''è ora di pensare seriamente a una cabina unica di regia e impostare un'indagine su natura ed entità complessiva dei finanziamenti pubblici alla ricerca e sui criteri con cui vengono erogati''.

   Concorde sull'idea della cabina di regia anche Guido Guidi, head Pharma europeo di Novartis. ''Per il rilancio della ricerca in Italia è indispensabile una cabina di regia che governi priorità e investimenti - conclude - dove l'industria possa svolgere un ruolo trainante per colmare il gap tra la ricerca di base e il raggiungimento di risultati concreti per l'innovazione. Al settore privato va riconosciuto un ruolo di partner nelle collaborazioni con l'università, così da potere definire politiche sostenibili, valorizzare al meglio le risorse del paese, e moltiplicare le best practice, avvicinandoci agli standard europei''.

Fonte: Ansa. 

mercoledì 11 dicembre 2013

Il "nuovo" fenomeno di emigrazione

Una delle conseguenze più tristi della crisi economica che attraversiamo, è che sempre più italiani lasciano l'Italia, per andare a vivere altrove. 

Per la prima volta in Italia sono più quelli che emigrano che quelli che giungono nel Paese. 

Si scappa all'estero perché "qui non c'è lavoro". Su un campione di cento individui, più della metà il 51,4%, parla della "possibilità concreta di trovare un lavoro". Se ci si riferisce a scatti di carriera o alternative professionali, la percentuale cresce fino al 67,9%. Una minoranza del 5,3% è alla ricerca attiva di un contratto. Nella maggioranza di chi ha già trovato un impiego (72%), il 57,1% lavora per aziende o organismi internazionali e il 5,7% è assunto nella sede "international" di società italiane e/o con sede fiscale in patria. Crescono i liberi professionisti: il 9,2% degli intervistati, quasi uno su dieci, lavora in proprio o dirige un progetto imprenditoriale. Sempre che non la crei dal nulla, come nel caso delle centinaia di start up nate in Italia e volate tra Londra, Asia e California a caccia di regimi fiscali meno stringenti e/o incentivi alla ricerca.

Esiste quindi un preoccupante fenomeno di “fuga di cervelli”, di perdita e trasferimento di “know-how”, di perdita di eccellenze italiane sia intese come individualità talentuose, innovative, competenti, sia come realtà imprenditoriali ad alto valore intrinseco per ciò che concerne tecnologia, innovazione, qualità del prodotto o del servizio offerto.

L’obiettivo è cercare di non far scappare all’estero le nostre eccellenze. Di trovare una maniera, insomma, per aiutare le nuove generazioni a esprimere le proprie qualità, le proprie competenze, valori da sempre riconosciuti ed apprezzati nel mondo.

Questo è uno degli obiettivi che occorre perseguire attraverso attività di tutela, valorizzazione, affiancamento ed aiuto alla crescita e all’affermazione di nuove realtà produttive. 

Nel contempo essere vicini a coloro che per un qualunque motivo non risiedono più nel loro Paese natio, ma che conservano intatto, ed anzi rafforzato, il loro senso di appartenenza ad una Nazione di nobili Tradizioni, Cultura, Arte, Bellezze Naturali, Storia, una Nazione che ha dato i natali a decine e decine di menti eccelse che hanno saputo dare un contributo decisivo allo sviluppo e alla crescita dell’intera Umanità.

martedì 10 dicembre 2013

Lo stato della rete Internet, evoluzione, sviluppi futuri, opportunità

Secondo le statistiche aggiornate, negli ultimi 12 anni Internet è stato protagonista di una crescita strepitosa. A livello globale si è passati dai 361 milioni di utenti attivi nel 2000 agli attuali 2,4 miliardi. 

Quasi il 60 % degli utenti di internet nell'UE effettua acquisti online (soprattutto abbigliamento, viaggi & vacanze e libri)

In Italia gli utenti di Internet si assestano al 63,5% della popolazione
la percentuale sale nettamente nel caso dei giovani (90,4%), naviga l’84,3% delle persone diplomate e laureate, il 62,9% è online con ADSL
le connessioni da mobile costituiscono il 23,5% del totale;
è iscritto a Facebook il 69,8% delle persone che hanno accesso a Internet,
il 44,3% dell’intera popolazione è su Facebook (75,6% dei giovani),
YouTube arriva al 61% di utilizzatori (pari al 38,7% della popolazione complessiva e al 68,2% dei giovani),il 15,2% degli utenti (pari al 9,6% degli italiani) usa Twitter;aumentano gli smartphone sempre connessi in rete: +12,2% in un solo anno;l’utenza del tablet è quasi raddoppiata in un anno, passando dal 7,8% al 13,9% della popolazione.

Un fenomeno in costante e continua crescita che presenta ottime opportunità di investimento.

Immagina un'unica piattaforma che consenta agli utenti di poter fare tutto ciò che normalmente si fa su Internet, senza dover uscire e/o accedere a diversi siti o link, che consenta di utilizzare gratuitamente una serie di servizi ad alto contenuto e valore tecnologico, che possa beneficiare negli acquisti su e-commerce di grandi risparmi grazie alle economie di scala ottenibili e che addirittura ti faccia guadagnare per utilizzare la piattaforma stessa.
Ma non solo, con un piccolo investimento che peraltro è immediatamente recuperabile sotto forma di crediti di pari importo spendibili sul circuito per acquisti in e-commerce, si ha la possibilità di avere un alto rendimento attraverso la rivalutazione del valore delle quote societarie ricevute immediatamente, in aggiunta ai citati crediti, grazie all'investimento effettuato; una rivalutazione che consente di avere un capitale ben più elevato rispetto a quello minimo investito.

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domenica 8 dicembre 2013

Disoccupazione giovanile: per l'Italia 530 milioni dall'Ue


L’Italia si è impegnata a stilare un piano d’attacco per combattere la disoccupazione giovanile ed accedere così ai530 milioni di fondi europei, disponibili a partire dal primo gennaio 2014 e tale piano starebe per essere inviato. In questi giorni, infatti, l’Italia manderà alla Commissione il documento contenente le strategie percontrastare la disoccupazione e garantire un futuro a quell'esercito di giovani in cerca di occupazione, provando così a smentire quei dati che recentemente hanno annunciato come nel 2014 la disoccupazione giovanile under 25 potrebbe in Italia sfiorare il 40% ( a fronte di un comunque rilevante 25% a livello europeo). L’impegno preso dai governanti è quello di contrastare, con tutte le forze possibili, la mancanza di lavoro, una piaga in grado ridimensionare notevolmente le possibilità per un giovane europeo di trovare lavoro, meno del 30% di coloro che erano disoccupati nel 2010, infatti, hanno trovato lavoro nel 2011.
L'iniziativa è quella approvata nel maggio 2011 e denominata Gioventù in movimento. Con essa si è puntato e ancora si punta, a migliorare i sistemi di istruzione e formazione europei, avvicinando gli studenti al mondo del lavoro e andando a contrastare quel divario che si crea fra quei giovani che hanno studiato solamente regole sui libri e le imprese che, invece, hanno bisogno di praticità e manualità e molto meno di semplici nozioni. In parole povere è necessario rendere l'istruzione e la formazione più aderenti alle esigenze dei giovani permettendo loro una maggiore mobilità nel mercato europeo del lavoro ed un maggiore sostegno.
Vi si sono poi alcuni corollari. Il primo, denominato Garanzia per i Giovani e contenuto nelle raccomandazioni del Consiglio dell’Ue dell'aprile 2013 ed è un accordo fra i vari membri dell’Ue,  i quali devono assicurare ai giovani al di sotto dei 25 anni un’offerta valida fra apprendistato o tirocinio, un’offerta in grado di essere messa in pratica entro quattro mesi dall'inizio della disoccupazione o  dalla conclusione degli studi. Il secondo, che prende il nome di  Iniziativa per l’occupazione giovanile, è un progetto stilato per l’intervento in quegli stati membri in cui i dati sulla disoccupazione giovanile sono più allarmanti. In base allo strumento messo a disposizione dall'Unione Europea, gli Stati dovranno individuare delle azioni a sostegno dell'istruzione, dell'occupazione o della formazione, rivolgendosi soprattutto ai giovani che non studiano e non lavorano e che risiedono nelle regioni dell'Unione in cui il tasso di disoccupazione superiore al 25 %, cercando di sconfiggerne la sfiducia e l’immobilismo.

giovedì 5 dicembre 2013

Disoccupazione, è ancora record Quattro giovani su 10 senza lavoro


Il dato generale del 12,5 per cento
stabile rispetto a settembre, quando
aveva toccato il valore più alto dal 1977. Mai così tanti “scoraggiati”: sono oltre 1 milione e 901 mila

ANSA

Disoccupazione ancora a livelli record a ottobre e dati drammatici per i giovani. L’Istat fotografa una nuova emorragia di posti di lavoro, soprattutto tra gli under 30, e segnala che sul fronte occupazione la ripresa è ancora lontana. Secondo l’istituto di Statistica il tasso di disoccupazione in Italia si attesta al 12,5% a ottobre, poco mosso rispetto a settembre, ma in aumento di 1,2 punti percentuali rispetto all’anno scorso: il livello più alto, sottolinea l’Istat, dall’inizio delle serie storiche nel 1977. 

I disoccupati in Italia sono 3 milioni e 189 mila, una cifra che non si discosta di molto da quella del mese scorso ma ma che segna 287 mila disoccupati in più (quasi il 10%) rispetto a ottobre dell’anno scorso. Resta a livelli altissimi il dato che riguarda i giovani: il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati o disoccupati) è pari al 41,2%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di ben 4,8 punti nei dodici mesi. Nel terzo trimestre di quest’anno i ragazzi tra i 18 e i 29 anni che non hanno un lavoro sono circa un milione: oltre un disoccupato su tre ha meno di 30 anni. 

Rispetto a settembre, secondo l’Istat, a ottobre hanno perso il lavoro 13 mila giovani tra i 14 e 29 anni, mentre rispetto all’anno scorso i posti di lavoro perduti tra gli under 30 sono stati 151 mila. Complessivamente il numero di giovani disoccupati è di 663 mila, novemila in più rispetto a settembre e 35 mila in più in confronto a ottobre dell’anno scorso. Aumenta inoltre il numero degli scoraggiati, coloro che non cercano lavoro perché ritengono di non trovarlo che salgono a 1 milione 901 mila su base trimestrale. In netto calo anche il numero di precari occupati: i lavoratori dipendenti a tempo determinato e di collaboratori che hanno un lavoro sono 2 milioni e 624 mila nel trimestre, in calo di 253 mila unità (l’8,8% in meno rispetto a ottobre 2012). 

Secondo il ministro del Lavoro i dati Istat «non sono sorprendenti pur se negativi» e sono «coerenti» con il quadro economico”. Ma «i dati sarebbero però stati peggiori - aggiunge - senza gli interventi messi in campo dal Governo che hanno prodotto 15mila nuovi posti di lavoro per i giovani e 12mila per le donne». Al dato sconfortante sul lavoro si aggiunge lo spettro della deflazione: l’Istat infatti segnala anche un raffreddamento dei prezzi a ottobre. Il dato preliminare calcolato dall’istituto di statistica segnala un calo congiunturale dello 0,4% che si traduce in un aumento dello 0,6% su base annua, in raffreddamento rispetto alla dinamica rilevata a ottobre (+0,8%).